Neurometrica

La morfometria cerebrale ha sempre sofferto due principali limitazioni. Primo: l’encefalo in quanto materia neurale ha “forma” solo quando integrato dai connettivi, dal sistema vascolare, e dalle ossa neurocraniali. Isolata dal suo contesto strutturale, la massa di neuroni è come una medusa spiaggiata, immetrica, aforme, scarsamente interessante alle attenzioni del morfometrista e dei suoi calibri poco flessibili. Secondo: anche nella sua sede anatomica le corrispondenze tra geometria e funzione si perdono nell’intricato labirinto escheriano delle circonvoluzioni e dei solchi, togliendo al morfometrista il piacere necessario delle standardizzazioni metriche, imperdibili ai fini della comparazione tra specie o tra individui. Onorevoli i tentativi di andare oltre queste limitazioni, ma i risultati continuano ad essere esplorativi. Al Max Planck Institute per l’Antropologia Evoluzionistica cominciano ad entrare in una fase più completa, analitica e quantitativa. Simon Neubauer risolve il primo limite neurometrico con la tomografia computerizzata, andando a prendere le forme cerebrali direttamente e digitalmente dal loro involucro neurocraniale. Il secondo problema si affronta con la morfometria geometrica, riducendo la struttura anatomica in punti che si distribuiscono sulla superficie della corteccia seguendo regole di minimizzazione spaziale quantificabili (sliding landmarks). Un primo studio massivo su un centinaio di calchi endocranici digitali è stato pubblicato lo scorso anno sul Journal of Anatomy, analizzando le variazioni ontogenetiche nella forma endocranica della nostra propria specie. Si scopre quindi che le variazioni di taglia (capacità cranica) e di forma non si succedono con gli stessi tempi e con gli stessi modi. O anche che le aree cerebrali superiori (quelle che contattano con la volta neurocraniale) seguono schemi di cambiamento abbastanza lineari, mentre quelle inferiori (che contattano con la base del cranio) mostrano fasi e stadi eterogenei che indicano la partecipazione di molti fattori e molti processi allo stesso tempo. E sempre a causa delle variazioni della base del cranio e del rapporto spaziale tra encefalo e strutture facciali, quando la crescita finisce (cioè quando la dimensione cerebrale si stabilizza) la forma continua a cambiare per un certo tempo. Lo sviluppo globulare che caratterizza la forma endocranica dell’uomo anatomicamente moderno e coinvolge la geometria delle aree parietali si registra molto presto, nella prima fase perinatale. Di prossima pubblicazione un confronto con l’ontogenesi dello scimpanzè, con differenze sensibili soprattutto in questa ultima componente della costituzione geometrica del nostro sistema nervoso centrale.

E Bruner

~ di Emiliano Bruner su giugno 16, 2010.

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