The Surfer

Ancora neuroincertezze. FreeSurfer è uno dei software più utilizzati nello studio di immagini cerebrali, per analizzare la variazioni neuroanatomiche in termini di volume, diametri, o spessore corticale. Sappiamo che i fattori coinvolti nelle variazioni morfologiche delle strutture encefaliche sono molti, dai geni all’ambiente, dal caso alla necessità. Certo, magari non ci aspettiamo che tra questi fattori dobbiamo considerare anche l’utilizzo di un sistema operativo o di un certo processore informatico. Evidentemente non stiamo parlando dell’influenza di questi fattori sul nostro cervello (anche se non sarebbe male verificare), ma sul risultato analitico. Il software di Harvard, uno dei più completi e dei più utilizzati in questi settori, restituisce risultati differenti in funzione del tipo di stazione di lavoro. Il risultato può cambiare, a livelli sottili ma comunque comparabili con quelli di molti effetti neuroanatomici (patologie o differenze biologiche), in funzione della versione del software o addirittura del sistema operativo utilizzato. Tutto questo può servire a ricordare l’importanza di non mischiare dati e risultati da contesti analitici differenti, e di specificare nei metodi sempre anche gli estremi tecnici delle macchine e dei software utilizzati. Ma evidentemente tutto questo è anche secondario a un messaggio ben più drammatico, che mette in dubbio la validità degli studi neuroanatomici, essendo i risultati influenzati da fattori che non hanno nulla a che vedere con la neuroanatomia, ma con i limiti intrinseci degli strumenti analitici. Da un lato siamo sempre alle solite: bisogna ricordarsi che la scienza non descrive la realtà, ma ne è una interpretazione. Dall’altro, niente panico: stiamo parlando di limiti intrinseci alla ricerca e alla conoscenza, e a cui non sfugge nessuno. Il contributo delle discipline informatiche all’anatomia è immenso, e le comunità di programmatori e utenti che si stanno sviluppando in rete per condividere strumenti e problemi sono per la ricerca una delle principali ricchezze culturali di questa era digitale. Le supposizioni che sostengono qualsiasi ricerca molecolare o fisiologica sono infinitamente di più di quelle che si nascondono dietro a un microprocessore. Ed è probabile che in ogni lunghissima catena di supposizioni associate a materiali e metodi delle ricerche in questi settori  ci sia qualche anello che in realtà è rotto. Seguendo Popper, cerchiamo di vedere la scienza come evoluzione culturale per selezione di idee. Sono tutti modelli, buoni finché funzionano, buoni finché prevedono il giusto e descrivono sufficientemente bene da lasciarci soddisfatti. E fino a che qualcuno non dimostra che ce se sono di meglio.

E Bruner

~ di Emiliano Bruner su giugno 25, 2012.

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